Si parla spesso di cannabinoidi e se il loro uso sia consentito o meno, ma cosa dice la legge in Italia? Ecco un’analisi.
Negli ultimi tempi si sente parlare spesso di cannabinoidi, cannabis light, negozi di erba legale e così via, tuttavia la confusione in questo ambito non manca e spesso non è ben chiaro cosa e come sia concesso fare nel nostro paese, a causa di una legge ambigua che ne regolamenta la coltivazione e la vendita ma non l’utilizzo.
Che non ci sia una chiusura e un proibizionismo totalizzante lo dimostra il fatto che girando per le città si possono ormai notare diversi negozi dedicati, anche online proliferano appositi siti, tuttavia è meglio affidarsi a quelli più sicuri, Justbob è uno dei migliori cbd shop, ad esempio.
Il maggiore interesse da parte dell’opinione pubblica, e di conseguenza anche delle istituzioni, è stato incrementato dalle indicazioni da parte dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, di escludere il CBD dalla Tabella IV, cioè quella relativa alle sostanze nocive e prive di proprietà mediche.
A seguito di questo dibattito, la Commissione Europea ha autorizzato addirittura il CBD ad uso alimentare, può essere utilizzato, ad esempio, per farine di semi o olii.
Questo non vuol dire, però, che in Italia sia stata sdoganata la cannabis, il bel paese è ben lontano da una scelta del genere, tuttavia sono stati fatti dei passi in avanti.
Vediamo, allora, cosa si intende realmente per CBD, e cosa dice al riguardo la normativa italiana.
CBD: che cos’è
Il termine CBD è l’abbreviazione di cannabidiolo che si trova nella cannabis sativa, cioè la pianta, che è oltretutto coltivata e molto richiesta nel mondo in campo edile e tessile.
Il CBD non ha un effetto psicotropo, a differenza del ben più noto THC, e questa è la differenza sostanziale, proprio per questo motivo, infatti, l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo ritiene utilizzabile in ambito medico, come riportato dalle principali testate giornalistiche.
Il CBD, dunque, a differenze delle droghe, non crea dipendenza o assuefazione e non comporta eventi di tipo allucinatorio o simili. Diversi studi nel mondo evidenziano come possa avere, in determinate circostanze, effetti anche benefici sull’organismo, ad esempio di tipo antinfiammatorio o antiossidante.
Dunque, il dibattito spesso accesso sulla marjuana e sulla cannabis è generalmente riferito al THC, chiamato anche delta-9-idrocannabinolo, che è il principio attivo psicotropo.
Dopo questa doverosa precisazione, vediamo cosa dice la legge in riferimento al cannabidiolo e, nello specifico, sull’assunzione di CBD.
Cannabidiolo: cosa dice la legge
Innanzitutto, e a scanso di equivoci, è bene sottolineare come la cannabis in Italia è considerata una sostanza stupefacente.
Tuttavia, questo non ha impedito una legislazione specifica che ne regolamenta il commercio e la coltivazione, seppur con precisi livelli di composizione chimica e in specifici ambiti.
Entrando più nel dettaglio, la legge indica come attività legale la coltivazione e la vendita di cannabis esclusivamente se con una concentrazione di THC inferiore allo 0,2%, mentre non si esprimono limiti sulla concentrazione di CBD, in quanto appunto non è una sostanza psicotropa come il THC.
In Italia, questa legge di riferimento, la numero 242, che regolamenta appunto tutta la filiera della canapa, risale al 2016, mentre in Europa era già stato ufficializzato nel lontano 2013.
Dunque, come riporta la legge, è possibile coltivare il prodotto per determinati scopi, tra cui:
- alimentare
- cosmetico
- bioingegneria
- florovivaismo
Per chiunque coltivi o acquisti questo prodotto, quindi, è fondamentale, per rispettare la legge e non incorrere in sanzioni, essere certo della provenienza del prodotto, le sementi, ad esempio, devono essere quelli certificati e inclusi nell’apposito elenco dell’Unione Europea.
Anche chi acquista le tipologie di questo prodotto consentite dalla legge deve poterlo dimostrare, è molto importante quindi tenere sempre le relative certificazioni e documentazioni.
Ma assumere CBD, dunque, è legale in Italia? Ecco un’analisi sulla controversa normativa in merito.
CBD: l’assunzione è consentita in Italia?
Ricapitolando, il CBD non è una sostanza illegale in Italia, infatti come abbiamo visto in precedenza, la sua coltivazione e la sua commercializzazione sono legittimati dalla legge, che ne definisce i criteri.
Tuttavia, questa legge non è affatto chiara ed evidenzia molte lacune in ambito di utilizzo, non è negato, ma neanche consentito, ad esempio ingerirlo o fumarlo.
Dunque, secondo l’unica legge italiana in materia, la 242 del 2016, seguendo alcune regole, si può coltivare, lavorare, distribuire e vendere CBD, ma non consumare.
Proprio per questo motivo, non essendo ben chiaro fino a dove la legge possa essere interpretata, sarebbe opportuno, qualora si esca dalla propria dimora in possesso di tale sostanza, avere con sé tutta la certificazione, e conservare anche le fatture relative all’acquisto.
Dunque, l’assenza di una normativa chiara, completa e risolutiva sui vari utilizzi consentiti o meno della sostanza, lascia ampio spazio agli equivoci e all’uso che un privato cittadino possa farne o meno.
Fatto sta che acquistare negli appositi negozi, anche online, prodotti di CBD certificati è una pratica totalmente legale e consentita dalla legge anche perché diversi studi a riguardo indagano sulle diverse proprietà benefiche di questa sostanza per il nostro organismo.